Gentile Dottor Marotta,
mi sarebbe piaciuto usare il mio tempo per scrivere oggi, come faccio di solito, all’indomani di una partita, delle vicende della nostra amata squadra sul campo, ma non ho proprio voglia di farlo.
E’ da lunedì mattina che il mio pensiero è rivolto ad altro, tanto da far passare addirittura in secondo piano l’impegno calcistico in quel di Bari.
L’essenza del mio disagio sta nel modo e nei tempi in cui l’Unione Calcio Sampdoria ha presentato la sua Samp Card, oltre alla mia ritrosia nei confronti della stessa. Molti si lamentano dell’impossibilità di abbonarsi senza la tessera del tifoso, ma dal mio punto di vista, questo non è un grande problema: si fa una scelta e si va avanti.
Il porre, piuttosto, il termine categorico del 22 maggio, pena la perdita della prelazione, è lo stratagemma che fa uscire il provvedimento dalla sua astrattezza, dalla mera esigenza da parte Vostra di attuare le direttive ministeriali, ponendolo come un qualcosa di esterno a quel che già sapevamo dovesse accadere e come un qualcosa di precostituito, al fine di sopire sul nascere ogni forma di possibile opposizione.
Lei mi dirà che si tratta di una problematica squisitamente tecnica ed io Le crederò sulla parola, come ho sempre fatto. Ma resta il fatto che sento l’imbarazzante avanzare dell’essenza del comunicato, portando a compimento un vero e proprio aut aut: sappiate, cari abbonati della Gradinata Sud (perché il problema delle prelazioni solo lì si pone) che o vi decidete in fretta a farla, senza troppo pensare, o non entrerete mai più in Gradinata Sud perché i vostri abbonamenti andranno a clienti maggiormente fidelizzati.
Voi sapete che le sacche di resistenza più pesanti verranno proprio da lì, dalla Sud, ed allora mettete le mani avanti, con uno stratagemma machiavellico ed in fondo geniale. I sospetti di speculatività della manovra, cessano di essere sospetti nel momento in cui presentate la tessera proprio a poche ore dalla vittoria sulla Juventus, in mezzo all’euforia generale ed ai sogni di Champion’s League prontamente esternati dalla Proprietà.
Non contesto, caro Direttore, la costrizione ad adeguarsi a ciò che il sistema Vi impone di fare, ma le modalità mi lasciano un retrogusto amaro che fatico a dirigere: lo stato di fatto esistente è l’atroce parodia di un “addio alle armi” per chi non si adegua, realizzando l’incantesimo per cui la realtà è diventata l’ideologia di sé stessa, rendendo impotente non la protesta vuota o il rifiuto indiscriminato, ma proprio quella saggezza di chi si è portato tante Sampdoria sulle spalle e nel nome di una propria coerenza sarà costretto a rinunciare.
Già la mala gestione della vicenda dei Ridotti ha portato un leader carismatico e portatore di saggezza ad abbandonare con orgoglio dopo una vita il suo posto in Gradinata Sud, oggi la stessa gradinata perderà altre guide, perché nulla è stato fatto per modificare l’aberrante articolo di chiusura verso gli ex diffidati e perché altri andranno dietro alla loro coerenza, aprendo un altro vuoto che potrà solo aggravare una situazione già difficile di per sé.
Perché le vostre promesse di opposizione, oggi, hanno francamente il sapore di un sermone ben giostrato che, magari inconsciamente, o forse no, ha portato acqua al mulino di quella repressione che, soffocando e sacrificando autentiche e concrete passioni umane, ha ridotto il tifoso alla larva che fischia il proprio allenatore e presto lo degraderà ad un manichino.
Perse le guide, si perde tutto: per una Gradinata per certi versi agonizzante, Samp Card sarà la definitiva eutanasia.
L’approccio fatalista che porterà molti a tapparsi il naso ed ad indulgere, condurrà ad un’accettazione silenziosa della maggioranza, grazie alla quale la falsa totalità potrà nascondere a sé stessa per l’appunto la propria radicale falsità.
La critica della maggior parte dei tifosi si edulcora nello sforzo di mantenere aperto uno spiraglio alla loro partecipazione alla vita della Sampdoria, col risultato di tradire quell’impegno totale di devozione alla causa in cui ha sempre risieduto la forza della tifoseria sampdoriana.
Per me, personalmente, la realtà si pone in modo diverso: come una sensazione che ha in un determinato modo di vivere lo stadio e la Sampdoria la propria ragion d’essere e non ammette di venir sottoposta a modifiche radicali. Ho già accettato troppi compromessi, per accettarne un altro. Rinuncio per sempre – e lo dico con le lacrime agli occhi, davvero – ad abbonarmi alla Sampdoria. Finché la situazione non si inasprirà ulteriormente continuerò a comprare il mio bel biglietto, ove non vi siano restrizioni, e altrimenti dedicherò la domenica ai miei figli.
L’abbonamento si poneva alla coscienza come qualcosa di primo e di ultimo, di definitivo e preventivo atto di fiducia, anche se sapete che a questa Vostra Dirigenza non sempre l’ho accordata, anche per una certa stanchezza, in certi momenti.
Io spero con tutto il cuore che molti Sampdoriani ragionino come me, anche se ho i miei dubbi, per rendersi conto che questa tessera appare alla coscienza ormai annichilita del tifoso come un insieme rigoroso dotato di proprie leggi e proprie logiche, i cui effetti si possono solo subire e che ridurrà gli individui a spettatori inerti della loro stessa prassi feticizzata, sottraendo non solo ogni aspetto romantico (per me fondamentale), ma anche tendendo a far scomparire definitivamente la dimensione stessa della Storia che hanno contribuito a costruire.
Mi perdonerà, Dottore, tutta questa pappardella per dirle soltanto che il 16 maggio 2010 la Sampdoria perderà per sempre un abbonato, ma non perderà mai un sostenitore.
Le dico anche che renderò pubblica questa missiva, nella speranza (temo vana) che molti Sampdoriani la facciano loro.
Con l’occasione, La saluto cordialmente.
Matteo Asquasciati